New Haven (CT, USA), pomeriggio
Fino a stamani mattina c'era qui un mio amico italiano. E' ripartito stamani. E' ripartito ed e' subito tutto piu' vuoto, ed il ritmo rallenta e mi ritrovo a spendere piu' ore al computer.
Vista con i suoi occhi New Haven non e' neanche male. Ma New Haven di per se' non e' male. E' la frustrazione del mio lavoro che non aiuta, il rapporto con la mia capa che non aiuta, la mancanza di amici cari, a parte una persona che mi e' vicina. E' la solitudine che non e' la solitudine scelta, ma quella obbligata, quella che ti fa pensare di stare meglio da sola che in compagnia perche' la compagnia qui non vale moltissimo in quanto non mi ci trovo. Del resto non posso forzarmi, se non mi trovo con le persone che conosco, non mi trovo e basta. A parte due, maschi tutti e due. A volte sarebbe bello avere qui un'amica, con cui ridere e scherzare e capirsi al volo. Ma questo lo devo avere gia' scritto una cinquantina di volte.
Sto viaggiando sempre piu' dentro di me, e mi rendo conto sempre di piu' di quanto certe cose mi siano mancate e mi manchino e non me ne sia voluta rendere conto, perche' troppo doloroso, fino ad ora. Capacita' di adattarsi non vuol dire per forza essere contenti di cio' che uno ha o dove vive o delle persone che ha intorno. Vuol dire prendere il meglio di cio' che uno ha, ma anche cercare di migliorare cio' che non si ha. Io mi sono invece chiusa e concentrata sul lavoro perche' pensare a cio' che mi mancava mi faceva solo stare male. E dopo un po' a forza di chiudersi e di cercare di allontanare tutte le cose che mi mancavano, sono finita per scordarmi che queste cose erano anche quelle che mi rendevano felice.
Sunday, August 12, 2007
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